Arrivato il giorno dell’incontro con la Professoressa Shi Ming, che
sarà mia coordinatrice.
In realtà ci siamo conosciuti a Napoli un mese fa, quando lei ha
tenuto una conferenza in facoltà riguardo, appunto, il patrimonio industriale
di Wuxi.
Arrivo nella stanza A414 della
School of Design…la tartaruga è ancora viva e Fiona oggi è più elegante del
solito…pochi minuti e arriva la Professoressa. Elegante, affascinante, col suo
sorriso infonde serenità e quasi la sento un po’ “mamma”.
Vuole che le mostri le tavole del mio esame di restauro sviluppato un
paio di anni fa a Napoli (lavoro in team con Martina, Filomena e Cristina,
assidue lettrici del blog : )
Si trattava della proposta di restauro della cartiera Milano, vicino Amalfi, situata nella valle delle ferriere,
affascinante luogo naturalistico attraversato dal fiume Canneto. Riporto giusto
un disegno a testimonianza del lavoro estenuante che fu.
Ricordi di puntini
La Prof. rimane entusiasta del lavoro e soprattutto del nostro modo di
pensare “all’italiana” il restauro di edifici storici/di particolare interesse.
Discutiamo circa la differenza tra Cina e Italia che c’è nei confronti del
“building renewal”, e la Prof. afferma che hanno molto da imparare dall’Italia,
se non altro per la cura del dettaglio che qua in Cina, a causa della frenesia
con la quale costruiscono, non hanno.
Stimolante chiacchierata sull’urbanizzazione “consumistica” in Cina
(ma d’altronde la popolazione ha numeri impressionanti rispetto ai nostri!), la
Prof. mi racconta del suo viaggio in Italia e di quanto spazio pubblico ha
potuto godere, spazio che (perlomeno a Wuxi) è affidato ormai ai giardini
cinesi che, spero vivamente, il comune salvi da future speculazioni edilizie.
La ammiro molto.
Mi fa vedere un libro in cui il dipartimento di urbanistica della
città di Wuxi ha raccolto i vari piani di espansione e indicato le aree di
“recupero urbano” tra le quali vi è anche l’area oggetto del nostro interesse,
che più in là vi mostrerò in dettaglio.
Scendiamo per raggiungere il quartiere delle ex fabbriche e quindi la
ex “flour factory” oggi Museo
dell’industria e del commercio di Wuxi.
Oggi altro che bus...interni in pelle, climatizzazione, musica
buddista…dal finestrino estrusioni di rettangoli qua e là, a volte così alti
che dalla mia posizione non riesco a scorgere la fine…quasi quasi mi
addormento…peccato!
Nuove Costruzioni
Arrivati a destinazione. La Prof. vuole dapprima farmi visitare un mercato rionale (il cui spazio
antistante sarà oggetto del suo corso in landscape design) perché dice che
prima di avvicinarti a qualsiasi progetto bisogna respirare l’aria della città
e vivere la gente, e cosa c’è meglio di un mercato?
Carte Cinesi
...ma quanto mi trovo con la Professoressa?!...Assaggio un tipo di
frutta, dal guscio durissimo, e dal contenuto che sa di castagna.
Spacca denti
Dopo un giro al mercato pranziamo.
Oggi dumplings (sia di
carne che di verdure, una sorta di ravioli).
Paga la Professoressa (in realtà paga sempre la professoressa ai suoi
studenti…che signora…forse anche per questo è così amata in facoltà!).
Arriviamo a piedi al sito oggetto di interesse.
La Prof. ci spiega le problematiche che vi sono, soprattutto a livello
urbanistico, e le enormi potenzialità che la nostra “fabbrica” ha, data la sua
posizione strategica in un’area dalla storia industriale importante (la nostra
fabbrica è la prima in assoluto ad
essere stata costruita dalla famiglia Rong!), e data la vicinanza con un
braccio del fiume Yangtze e con l’isoletta che ospita un giardino cinese.
Tema
Nei prossimi giorni una scheda dettagliata.
Finito il sopraluogo (o sopralluogo, non vi è norma precisa in merito)
raggiungiamo con l’auto Nanchan street,
per prendere un tea “alla cinese”.
Entriamo in una tea house davvero ben arredata, e la Prof. mi spiega
che il proprietario, nonché colui che realizza a mano le tazze, teiere,
portando avanti la tradizione del “chinese clay”, è un suo amico di vecchia
data.
Ci sediamo (la tea house affaccia sul fiume proprio in corrispondenza
del Qing Ming Bridge, il più antico
di Wuxi) e la Prof. aziona il bollitore dell’acqua e caccia dalla sua borsetta
in pella verde una bustina.
Per l’occasione vuole farmi assaggiare un tea molto prezioso. È una
sorta di tè rosso, che viene ricavato dalle foglie di un albero rarissimo in
provincia! (mi dice che esistono solo 3
alberi in tutta la provincia…se è vero, quanto costerà quel tè?!)
Prof
Allora…in Cina non si “prende il tè”…è un cerimoniale che può durare
anche 4 ore.
Il “prendere il tè” è una
pausa dalla vita quotidiana, dallo stress e del lavoro di tutti i giorni. È
passare il tempo con amici, giocare a carte, chiacchierare delle cose futili e
divertenti, meditare in silenzio
osservando il vapore che esce dal
bollitore e l’acqua che una volta versata sui fiori essiccati comincia a colorarsi e a inebriare nell’aria quei profumi in cui è racchiusa una storia
millenaria…
Red Tea
Entro nel “chinese tea mood”.
Che relax, che pace, che tranquillità. Da quando sono in arrivato in
Cina, mai un mal di testa e mai un mal di pancia. I miei dottori italiani
dicono che tutto dipenda dallo stress…bè ora ho le prove che hanno pienamente
ragione!
Eravamo entrati verso le 16…usciamo che fuori è il tramonto.
Passeggiare lungo Nanchan street è sempre un piacere (una strada
storica di Wuxi le cui abitazioni in stile sono state ristrutturate e oggi
ospitano localini per giovani, pubs, ristoranti, catene di fast food…).
Ceniamo in un ristorante molto chic (paga sempre la Professoressa). Le
4 ore di sonno di stanotte cominciano a farsi sentire.
Stanco morto, quasi non riesco più a sentire le loro voci.
Anche Fiona è stanca, così quando la Prof. decide di tornare al campus
ci solleviamo.
Ma prima…ricordate la prima foto caricata sul primo post di questo
blog?..Ebbene quella la presi da Google…la stessa ora l’ho fatta io!
Missione compiuta
Una giornata molto interessante: sono felice di avere un relatore come
la Prof. Shi Ming, di avere una compagna di studio come Fiona, e di avere soprattutto
un tema molto stimolante.
Mi tuffo a letto e buonanotte! Domani rest time…forse scriverò un po’
di curiosità.